viernes, 4 de julio de 2008

Suonaci la storia della vita tua

Nei tempi che l’industrialisazione prendeva piano piano L’Europa e la vita cominciava a farsi più e più rapida, in uno di quei piccoli paesi del sud della Svizzera, dove non si sa se gli abitanti sono svizzeri o italiani, un ragazzino, con gli occhi celesti come il cielo che si vede dalle campagne vicine e i capelli lisci e gialli come se fossero una fonte d’oro era il maggiore dei suoi fratelli; ne aveva altri cinque con cui compartiva la stessa madre, ma non lo stesso padre, il padre di questo bambino se ne andò ubriaco un giorno e non ritornò mai più. Beatrice, sua madre si sposò un’altra volta con un falegname che non si sentiva comodo con il figlio bastardo di sua moglie, e dunque, Beatrice cominciò a dimenticare piano piano suo figlio. Luciano, come si chiamava il ragazzino non era voluto a casa sua, il suo patrigno lo picchiava con frequenza, e sua madre non faceva niente. Fuori casa non aveva nessun amico, non andava a scuola come gli altri ragazzi e stava sempre da solo, c’era soltanto una persona con cui Luciano si sentiva sicuro, ed era con il signore Gennaro, un vecchiettino che portava il pane a casa sua facendo dei violini, i suoi violini erano bellisimi, e Luciano si sentiva attratto dai suoni che facevano; lui passava ore seduto nel negozio mentre guardava il signor Genaro a fare ciò che lui sapeva meglio.

Nel giorno del nono compleanno di Luciano, nessuno a casa sua lo ricordò, ma il signor Gennaro, che apprezzava questo bambino gli diede un violino come regalo, e gli disse che quella stessa sera lui doveva partire per Ginevra, e che non si sarebbero visti mai più, ma sperava che lui diventasse un bambino felice e talentoso. Invece il suo patrigno, un paio d’ore dopo lo mandò a prendere alcuni pezzi di legno nel bosco vicino, un luogo bellissimo, attraversato da un fiume il cui suono può far dimenticare ogni dolore. Luciano perse molto tempo soltanto guardando la bellezza di quel luogo, ma non gli importò, cominciò a suonare quel violino, senza neanche sapere come si faceva, ma il suono prodotto era bellissimo, lui aveva un talento innato. Quando tornò, il suo patrigno ubriaco anche come suo padre, furiosissimo, cominciò a picchiarlo per essere arrivato tanto tardi. Quasi all’ora di dormire, Luciano, in camera sua , piangendo e con lividi dappertutto, pensò che non poteva continuare così; non era sicuro in quella casa con quel uomo e si ricordò che Gennaro partiva da quel paesino quella stessa sera; dunque, senza che nessuno lo vedesse, scapò di casa e arrivò al negozio di Gennaro. Lui era lì fuori, stava finendo di impachettare le cose per andarsene, in quel momento vide Luciano, lì fuori insicuro con tutti questi lividi e il violino nella mano destra, e gli disse:

-Cosa fai qui? Cosa ti è successo- prendendogli il braccio e guardando i segni di violenza. -Signor Genaro- disse lui -per favore, mi porti con lei dove vada, qui non son sicuro, non importa cosa succeda con me da ora in poi, niente puo essere peggiore che vivere così, come adesso!- Quell’uomo pensò che poteva avere problemi se scoprivano che Luciano se ne andava con lui, ma pensando al inconscente del suo patrigno, e guardandolo così ferito e pauroso, decise di prenderlo con lui, lo mise in una cassa di legno con alcuni buchi per respirare dove entrò perfettamente con il suo violino, così lo mise nel camion con le altre cose e finalmente se ne andò, nessuno si domando dove fosse Luciano, e nessuno in quel paesino lo sentì mai più.

Notte fonda, dopo mezzanotte Luciano cominciò a suonare il violino nella cassa , per farsi compagnia. Quel bel suono ha chiamato l’attenzione di Gennaro, che prima pensò che quel suono non fosse vero. Chi avrebbe suonato il violino a quell’ora, in un camion dove solo ci sono due persone fra tutte le cose inanimate,inoltre, il suono era troppo bello per essere prodotto da un essere umano; dunque, non ci pensò troppo, credeva che era la sua immaginazione, ma dopo accorgersi che quel suono era vero, immediatamente pensò a Luciano e il suo violino nella cassa di legno, dietro il camion. Lui era sedotto dal suono, ma non disse niente, soltanto se ci lasciò andare. Alcuni minuti dopo pensò che Luciano sicuramete aveva un gran talento che non poteva lasciar perdere, si ricordò di un suo amico, il professor Erasmus che aveva una scuola di musica per ragazzini a Ginevra, credette che questa poteva essere un’opportunità unica per dare un futturo brillante al suo piccolo amico.

Il giorno dopo, arrivarono a Ginevra, un luogo incredibilie, Luciano non aveva mai visto qualcosa dal genere, si sentiva grande, si sentiva con tutte le porte aperte come se il mondo fosse suo e non sentì nostalgia per il suo antico paesino, sentì invece odio per le cose terribili che gli successero lì. Già in casa, Gennaro gli diede da pranzare e il resto del giorno lui riposò. Il giorno dopo, Gennaro apriva il suo negozio a Ginevra, credeva che poteva avere più successo in una città più grande, ed è successo proprio così; Luciano stava lì con lui, nel suo momento di gioia, quando arrivò un uomo vestito in nero, con un cappello e una valigetta Luciano non si fidava di lui, quest’uomo parlava poco, diceva soltanto le cose neccessarie e sembrava come se nascondesse qualcosa, ma senza problemi cominciò a parlare con Gennaro:

-E tutto pronto?- disse l’uomo strano -Si, gli ho comprato alcuni vestiti, li c’è anche il suo violino- disse Gennaro. Luciano cominciò a capire cosa succedeva, ma non disse nulla, invece aspettò che loro finissero. Alcuni minuti dopo, Gennaro venne da lui e gli disse -Magari tu non vuoi questo, ma credimi, tutto starà bene, io non posso averti qui con me non ho sufficenti soldi. Per favore, non odiarmi, ma devi andare con quell’uomo – Luciano capì che doveva andarsene ancora una volta, ma dove? Era tutto molto strano. Luciano e quest’uomo entrarono un un vecchio palazzo, lì, vide cose meravigliose, quadri bellissimi, statue, molti bambini della sua età cantando tutti insieme la stessa canzone, si sentì bene. Salirono al primo piano e lì, intrarono in una stanza grande, l’uomo si sedette accanto a due signore vestite molto comiche, una di loro disse a Luciano molto sottilmente –Suonaci qualcosa, per favore- Luciano ebbe un po’ di paura e in principio no voleva suonare niente, ma dopo pensò che se non aveva successo lì, Gennaro non lo avrebbe preso e sarebbe dovuto tornare al suo paesino e continuare la sua vivenza d’agonia, allora si decisse e cominciò a suonare il suo violino con una passione incredibile, anche se non era un brano di nessuno dei musicisti più famosi, tutti e tre si sentirono nel paradiso mentre sentivano il brano improvvisato da Luciano. Quando finì, l’uomo gli ha detto che lui era il professor Erasmus e che voleva insegnargli a suonare bene il violino, che il suo talento era unico e che non potevano lasciarlo passare. Così, lui cominciò le sue lezioni di violino, molto allegro e ottimista. Luciano rapidamente diventò il miglior studente della scuola di musica, scrisse opere sublimi all’età di sedici anni e ai suoi diciotto andò per tutta Europa mostrando la sua musica; grandi musicisti e compositori accettarono la sua grandeza e così diventò famoso.

Alcuni anni dopo, Luciano seppe che il signor Gennaro si era malato gravemente, tubercolosi apparentemente, quando lui lo seppe era a Londra in concerti, ancora doveva visitare La Spagna e Il Portogallo, ma decisse tornare a Ginevra con il suo caro amico Gennaro. Quando arrivò, Gennaro gli disse:

-Caro Luciano, seil l’unico figlio che ho mai avuto, anche se non sei propriamente mio, magari senza te non avrei mai conosciuto la belleza della vita come la conosco adesso; l’ho già ben guardata e adesso non c’è niente più da guardare, posso allora dare il mio posto in questo mondo a qualcun altro perché conosca la belleza della vita. Luciano, sei diventato un uomo perbene, con succeso, felice e quello è sufficente per me, me ne posso andare tranquillo perché so che ho fatto bene portandoti qui. Ti lascio con Dio, e per favore, non dimenticarmi.

Quella stessa sera, un giorno prima il compleanno 29 di Luciano, morì quel vecchiettino che l’aiutò a uscire di casa sua, e non solo quello, l’aiutò anche a diventare il violinista più famoso della Svizzera, con molta stabilità e felicità. Col tempo, Luciano si sposò con una bella ragazza milanese con cui ebbe 3 figli, il minore di loro da piccolo sentì la pasione per il violino, era prodigio come suo padre e indovinate che nome li misse? Gennaro. Così Luciano aveva tutto ciò che meritava, successo, una bella famiglia,tanti amici e felicità,e così alla fine, tutto quell’odio che sentiva verso quel piccolo paesino si sfumò gli successero soltanto cose belle e dolci, fino alla fine dei suoi giorni.

Auxbent J. Betancourt L.

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